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Sociologia della cultura – Wendy Griswold – INTERO

Alcuni brevi commenti a caldo sul testo “Sociologia della cultura” – ovviamente come al solito si consiglia di leggere l’opera.

Sociologia della cultura: tentativo di individuare e sottolineare i rapporti reciproci tra struttura sociale e fenomeni culturali, è nata da poco ma assume sempre più importanza con il crescere della globalizzazione e degli incontri fra società. Nessuna società può sussistere, perpetuarsi e riprodursi senza una rete di significati – norme, valori, credenze, simboli espressivi – che nel loro insieme definiscono la sua cultura. Tuttavia la complessità emerge se si considera la percezione dei singoli, sia interni che esterni alla realtà culturale, in relazione ai significati stessi che sono recepiti, analizzati e re-inviati.  Ancora più ricca e attuale è la problematica dell’interazione tra diverse culture, che, nel nostro mondo, sta configurando, per effetto della globalizzazione, una tensione drammatica tra spinte alla fusione interculturale e spinte alla frammentazione identitaria.

Il modello proposto è quello geometrico del “diamante culturale”, composto da:
oggetti culturali: simboli, credenze, valori e pratiche condivise;
creatori culturali: individui o organizzazione che producono gli oggetti culturali;
destinatari culturali: coloro che fruiscono degli oggetti colturali;
mondo sociale: ambiente di riferimento.

Ogni elemento è connesso agli altri in una prospettiva inscindibile per chi volesse analizzarlo a fondo. Non puoi ad esempio analizzare il logo della Apple senza considerare chi lo ha prodotto (marketing della società), i destinatari (una specifica fetta del mercato) e il mondo sociale di riferimento (inteso come mondo informatico, mondo del marketing e mondo assoluto).

La cultura è prodotto collettivo in quanto basata su un apparato interposto tra i creatori di cultura e i consumatori, che comporta meccanismi di produzione e di distribuzione, tecniche di commercializzazione, la creazione di situazioni che mettono a contatto potenziali consumatori di cultura e oggetti culturali.

Nella nostra società, tale apparato s’identifica con l’industria culturale (ovvero ll’insieme di organizzazioni che producono articoli culturali di massa); scopo finale è quello di trasformare l’innovazione in commercio.

Il concetto di industria culturale è un sistema interattivo (Hirsch) dove creatori interagiscono coi manager e coi produttori, i quali a loro volta creano un prodotto che viene accolto dai consumatori. Le scelte di questi ultimi influenzano i creatori e soprattutto manager e produttori. Questo discorso vale per ogni oggetto culturale, a partire dalla produzione di massa fino alle creazioni mentali assolute quali filosofie e religioni (nel testo si esemplifica con la religione dove il fondatore è il creatore, i teologi e la Chiesa rappresentano il sottosistema manageriale che adatta il messaggio per renderlo fruibile agli utenti, i quali lo ricevono e lo interpretano, costringendo talvolta la Chiesa a cambiare alcuni aspetti dottrinali).

Il mercato culturale rappresenta la struttura fra produttori e consumatori (massa stratificata ed eterogenea), in un mondo in perpetua competizione per ritagliarsi angoli di mercato.

Libertà d’interpretazione culturale: ha due accezioni, la teoria della cultura popolare, secondo la quale “la gente può costruire qualunque significato (i ricevitori sono forti/gli oggetti culturali sono deboli)“; “essa assume che non vi siano distinzioni, che non vi siano rappresentazioni culturali migliori o peggiori, più ricche o più povere, ispirate o deprimenti, elevate o pornografiche, ma che vi siano solo tipi di persone diverse che fanno esperienza di oggetti culturali attribuendo ad essi significati differenti. Il significato diventa così in assoluto una funzione della mente del ricevente.“.
La teoria della cultura di massa sostiene invece che “la gente deve sottostare ai significati che sono intrinseci agli oggetti culturali (gli oggetti culturali sono forti/i ricevitori sono deboli)“; “i significati culturali sono strettamente controllati e i ricevitori non hanno alcuna libertà d’interpretazione“.

L’industria culturale quindi crea intrattenimento su larga scala, basato su un minimo comune denominatore di gusto.

Elementi importanti per una teoria della sociologia della cultura in chiave attuale sono i nuovi media che creano relazioni a distanza, e permettono una diffusione pervasiva dei mezzi di informazione e produzione culturale.La cultura comunque non è globale ma assume elementi dalla globalità pur rimanendo localizzata (si parla di glocale) e quindi non veicola significati profondi.

POST NON ANCORA COMPLETATO – SARA’ COMPLETO ENTRO IL 25 DICEMBRE

Non è stato riassunto e commentato il capitolo 2 che di fatto è una rassegna storiografica; questa parte quindi manca totalmente dall’opera


Delete – Viktor Mayer-Schonberger-esercizio

Come esercizio e compito per le vacanze, chiederei a chi fosse interessato/a (e voi 2, e sapete benissimo a chi mi riferisco, vi dovete considerare obbligate) di inserire una breve riflessione.

Il titolo del testo originale è:

“Delete – The virtue of Forgetting in the Digital Age”

tradotto in italiano con

“Delete – il diritto all’oblio nell’era digitale”

Perchè questo cambiamento può essere importante?


Delete – Viktor Mayer-Schonberger-riflessioni

Innanzi tutto un link che può essere interessante, un’intervista all’autore che condensa di fatto i temi più importanti del libro:

http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1724

In più alcune note sul libro: è semplice, ben scritto, spesso si dilunga su elementi che a mio parere potrebbe evitare ma comunque non è mai eccessivo.

Una pecca sulla proposta dell’Autore presentata nell’ultimo capitolo del libro. Se, come afferma giustamente nei primi capitoli, è diventato più costoso dimenticare e quindi preferiamo salvare ogni foto scattata piuttosto che perdere 2 secondi per ciascuna per valutare se è importante o meno, siamo davvero sicuri che potremmo contare sul fatto che le persone accettino di consumare tempo per selezionare quanta possa essere la vita di un singolo documento. Molto più probabilmente infatti possiamo ipotizzare che si sceglierà una scorciatoia, ovvero quella di indicare tutti i files con la scadenza più lontana possibile, in maniera da non perdere tempo al momento e al contempo non rischiare di perdere alcunché.


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 6)

In continuazione dal capitolo 5.

Proposta dell’autore: creare una data di scadenza delle informazioni.
Vantaggi: sistema flessibile, adeguato alle esigenze degli utenti, se messo come requisito tecnico o normativo obbligatorio non può essere omesso, può essere eventualmente rinegoziato (se fra due parti) o modificato a piacimento dagli interessati, non presenta costi elevati di creazione.
Svantaggi: richiede un lavoro di analisi (se singolo) e di ulteriore negoziazione (se riguarda più parti) che presenta dei costi non indifferenti. Per ovviare a tali costi gli utenti spesso utilizzerebbero euristiche (salvando tante foto, metto la data di scadenza più lontana per tutte in maniera da non perdere tempo a valutare).  Inoltre è un elemento binario (o conservi o cancelli del tutto, senza possibilità di mediare) e quindi non ricalca la memoria; si può ipotizzare con tecniche successive una cancellazione graduale (rendendone la ricerca più difficile con il passare del tempo o degradandone la qualità, e quindi ricalcando parzialmente la memoria umana) ma cognitivamente sarebbe insostenibile (dovremmo spendere risorse per perdere parzialmente qualcosa che al momento possiamo mantenere a costo nullo?).

In continuazione negli spunti di riflessione – accesso con password (studenti IULM – per richiederla, inviare una mail).


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 5)

In continuazione dal capitolo 4.

Possibili soluzioni:

Astinenza digitale: non intesa come luddismo quanto come astinenza dal fornire informazioni personali. Vantaggi: non si corrono rischi. Svantaggi: perdiamo moltissimi vantaggi del mondo digitale e quasi nessuno è pronto a pagare questo prezzo. Si può proporre un’astinenza digitale light – in questo caso si attua una maggiore cautela tuttavia la scelta rimane in capo ai singoli che spesso sono noncuranti rispetto al tema di memoria ed oblio. Infine una scelta collettiva in tale senso porterebbe a vantaggi (piegando gli interlocutori) ma scelte isolate di singoli sarebbero solo deleteri per i pochi acquirenti tesi a tutelarsi rispetto alla diffusione delle informazioni.
Tutela legale dei dati: spesso utilizzata. Vantaggi: Limita molto il potere delle controparti, ha forza coercitiva, non richiede un comportamento iniziale attivo da parte dell’utenza. Svantaggi: i governi al momento stanno procedendo in senso opposto cercando invece di accumulare informazioni, bisogna attivarsi per far valere i propri diritti e il processo previsto è spesso troppo complesso, incerto e macchinoso (le cause in proposito sono minime). Inoltre non esiste una normativa assoluta ma varia a seconda dei contesti nazionali (anche se applicata ad un mondo come internet).
Utilizzo dei DRM: utilizzo di strutture tecnologiche (i DRM sono strumenti utilizzati per tutelare il diritto d’autore imponendo limiti agli utilizzi dei file a cui sono associati) per controllare le informazioni personali. Vantaggi: non richiedono la cooperazione degli utenti nell’installazione, se applicati alla fonte in maniera assoluta rappresentano un buon mezzo, non prevedono costi particolari. Svantaggi: non sono sicuri al 100%; gli utenti dovrebbero spendere molto tempo ad identificare utilizzi positivi o negativi delle informazioni (è probabile che quindi si indichino condizioni generali uguali per tutti), non sono al momento abbastanza versatili,
Adeguamento cognitivo: prevede l’adeguamento cognitivo al mondo a memoria espansa. In pratica ogni singolo soggetto si abituerebbe ad avere a che fare con una memoria perenne e modificherebbe il suo comportamento per adeguarsi al nuovo habitat. Vantaggi: sarebbe il modo migliore di risolvere i problemi sia a livello di singoli che a livello di società. Svantaggio: tempi di adattamento ipoteticamente lunghi, problemi durante la transizione, rischio di dare maggiore importanza a quanto possa essere digitalizzato rispetto a quello che non può esserlo.
Ecologia dell’informazione: limitazione legale o contrattuale della durata delle informazioni in relazione allo scopo per cui sono raccolte. Vantaggi: è un sistema facilmente attuabile, non presenta costi proibitivi e non richiede dispendio di energie degli utenti. Svantaggi: dovendo essere applicato a svariati settori, è molto limitato nella sua applicazione e potrebbe risultare non flessibile. In più va contro il principio di trasparenza, che sembra essere stato eletto a base di valutazione per molte politiche pubbliche e private.
Contestualizzazione perfetta: cercare di accrescere le informazioni fino a comprendere tutto ciò di cui siamo a conoscenza. Vantaggi: assenza di asimmetrie informative (tutti hanno accesso a tutto), vantaggi della memoria. Svantaggi: non esistono tecnologie in grado di realizzarlo; inoltre si perderebbe il contesto interiore che comunque influenza scelte e ricordi, infine si passerebbe da una sorveglianza ad una subsorveglianza (quindi da qualcuno che ci sorveglia al fatto che ognuno di noi sorvegli se stesso e gli altri).

In continuazione nel capitolo 6.


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 4)

In continuazione dal capitolo 3.

Maggiore informazione = maggiore efficienza.
Tuttavia una memoria digitale può essere vantaggiosa in determinati contesti e deleteria in altri; e non spesso comprendiamo quali siano le tracce ed i rischi che derivano dalle nostre interazioni quotidiane. I nostri dati sono spesso accessibili (spesso non si decide con chi condividerli), hanno durata illimitata (o comunque non possiamo controllarne noi la durata) e sono potenzialmente universali (ovvero possono essere confrontati con altri dati che permettono di tracciare un profilo dell’utente che va oltre i singoli dati).
Un sistema di controllo potrebbe essere quello della trasparenza reciproca; si condividono informazioni solo con coloro che a loro volta sono disposte a condividerle con noi. Problemi in tale senso scaturiscono in relazione alla fiducia che possiamo dimostrare verso le informazioni fornite dalla controparte e in relazione all’uso che questa potrà fare dei nostri dati. Inoltre, essendo un mondo con suddivisione asimmetrica del potere, la parte forte potrebbe costringere la controparte a fornire più informazioni di quanto è disposta a cederne.

Siamo poi sicuri che il ricordare sia sempre positivo? Il ricordare troppo può fornire troppe informazioni, lasciandoci indecisi e incapaci di agire al momento presente; inoltre il ricordo digitale può soppiantare quello personale (che magari risulta meno nitido ma al contempo presenta tagli e giudizi morali, etici e personali che lo arricchiscono) o comunque farci nascere dubbi su quanto ricordiamo (sena considerare che le memorie digitali sono falsificabili, esattamente come quelle analogiche; tuttavia siamo meno abituati ai falsi digitali ed anche a metterli sotto accusa, nel momento in cui cogliamo discrepanze).

In continuazione nel capitolo 5.


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 3)

In continuazione dal capitolo 2.

Come indicato precedentemente, le tecnologie digitali sono diventate lo strumento di base per gestire la memoria individuale e collettiva; una crescita esponenziale che si basa su quattro elementi.

Digitalizzazione: permette una copia perfetta da un originale digitale (l’analogico invece crea rumore di fondo). La creazione del digitale si attua tramite approssimazione (esempio: registrare un suono vuol dire registrare X variazioni al secondo) ma se l’approssimazione è adeguata il risultato è migliore rispetto all’analogico (es. un cd campiona 44.100 variazioni al secondo, decisamente oltre la capacità di ascolto di un essere umano, dando quindi un risultato assolutamente adeguato). Altro vantaggio della digitalizzazione è la standardizzazione dell’informazione (informazioni audio, testuali, video o di ogni genere sono memorizzate e gestite con lo stesso linguaggio). Ovviamente l’altro lato della medaglia consiste nel fatto che il degrado analogico precedente tutelava parzialmente contro la copiatura di massa non autorizzata. Elemento che invece adesso si è perso, in quanto ogni copia è uguale all’originale.

Memorizzazione a buon mercato: a partire dal 1950 in poi il costo della memoria si è dimezzato ogni due anni mentre le capacità di memorizzazione sono cresciute di oltre 50 milioni di volte. Attualmente i costi della memorizzazione digitale sono decisamente più bassi di quelli tradizionali sia per immagini che per testi che per video. Tale sovrabbondanza porta al fatto che lo standard è passato dal dimenticare al ricordare; selezionare le informazioni da ricordare è diventato più costoso che mantenerle tutte (esempio: attaccando la macchina fotografica di solito si scarica tutto l’album invece di selezionare quanto scelto).

Facilità di recupero: la facilità di recupero del supporto digitale aumenta il valore delle informazioni. Tuttavia ai tempi ed alla economicità dei recuperi fa da controaltare la decontestualizzazione del testo (se io dico di cercare il termine “pesca” il computer mi fornirà tutti i documenti che lo comprendono, a prescindere dal riferimento all’attività sportiva o al frutto).

Ricerca globale: il digitale ha distrutto le barriere geografiche; per raggiungere le informazioni non serve più recuperarle da un luogo fisico ma spesso basta essere collegati al network globale, i cui costi di connessione (almeno nel mondo industrializzato) sono alla portata della maggioranza delle persone.
Il problema della condivisione dell’informazione è la perdita del controllo; informazione condivisa vuol dire impossibilità di controllarla. L’informazione esce dalla mia area di controllo anche quando non veicolo formalmente alcuna informazione – le mie ricerche su internet, il tempo di lettura (e quindi di attenzione) su una pagina sono spesso registrati e inseriti in un database.

In continuazione nel capitolo 4.


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 2)

In continuazione dal capitolo 1.

Capitolo 2: la memoria collettiva è stata fonte primaria di evoluzione e sviluppo (i bambini guardando gli adulti apprendevano attraverso prima la ripetizione dell’osservazione e poi attraverso la ripetizione dell’esecuzione).

La memoria, nel caso dei singoli, permette di compiere delle scelte razionali, basate sul ricordare avvenimenti (memoria episodica) e concetti ed idee (memoria astratta) che interfacciandosi con le informazioni in nostro possesso permettono di valutare cosa fare.

Come precedentemente detto, la memoria, inizialmente individuale e basata più sugli episodi (è più facile ricordare un’esperienza che un concetto esterno), si è potenziata con il linguaggio (velocità e facilità di trasmissione, comprensione migliore dello scorrere del tempo) e successivamente con l’ausilio di mezzi esterni (prima pittura e poi scrittura). La memoria mantiene il suo valore, accentuato dalla scarsa diffusione degli strumenti) e viene spesso imbrigliata dal potere temporale, in maniera da poter essere controllata, come avviene con la Chiesa che nell’occidente, diventa fonte primaria e dispensatrice di cultura (dispensatrice dopo propria valutazione inappellabile). La rivoluzione avviene con la stampa a caratteri mobili (Gutemberg, 1450) che permette una moltiplicazione senza precedenti dei veicoli culturali. Con Lutero successivamente si arriva all’utilizzo dei testi per attaccare il potere ecclesiastico minandone completamente il monopolio culturale (nascita del protestantesimo) e trasformando la memoria esterna in un prodotto di massa (inizialmente limitata dai costi, che si abbattono solo con la Rivoluzione Industriale, e dall’analfabetismo imperante).

Attualmente i mass media alimentano una memoria condivisa, che trascende limiti geografici e temporali; posso dire di conoscere ogni evento storico di rilievo (ad esempio, l’assassinio di JFK o l’11 settembre) in maniera condivisa con una comunità che diventa sempre più globale. La memoria condivisa facilita la comunicazione (da una visione comune al mondo) ma al contempo limita la critica individuale.

Al momento la crescita delle informazioni è divenuta esponenziali; non abbiamo più limiti a quanto possiamo immagazzinare e i prezzi di memorizzazione sono di fatto nulli. E’ nato però da questo un altro costo, che l’umanità prima non ha mai affrontato, quello di ricordare.

Nota: il capitolo contiene un cenno alla teoria della memoria di Schacter. Si rimanda per questo all’apposito post, disponibile dal 26 dicembre.

In continuazione nel capitolo 3.


Delete – Viktor Mayer-Schonberger (capitolo 1)

Alcuni brevi commenti a caldo sul testo “Delete” – ovviamente come al solito si consiglia di leggere l’opera.

Capitolo 1 – una presentazione delle potenzialità del web 2.0; in pratica internet non fornisce solo informazioni (web 1.0) ma permette a chiunque di produrle (web 2.0). Strumento potente ma spesso utilizzato con leggerezza se si osservano le informazioni personali lasciate liberamente online dalla maggioranza degli utenti (basti pensare a FB, che solo in questi ultimi tempi si sta preoccupando, almeno parzialmente, della privacy).

La memoria si è sviluppata storicamente passando da strumento singolo, debole e limitato a strumento pluralistico (condivisione orale della cultura), forte (diffusione della scrittura) e potenzialmente illimitato (stampa a caratteri mobili). Attualmente Internet ha moltiplicato questo potenziale rendendo quasi impossibile dimenticare.

E’ una memoria che inoltre spesso è involontaria (si pensi alle registrazioni delle transazioni economiche, all’utilizzo dei motori di ricerca) e che in molti casi è anche inconsapevole rispetto ai soggetti coinvolti.

La memoria digitale presenta vantaggi e svantaggi; al rischio di controllo sul nostro operato e quindi di auto-censura (non compio determinate azioni o non esprimo pareri per timore che in un futuro lontano possa essere chiamato a risponderne) si oppone ai vantaggi in termini di informazione, di velocità di scelta, di migliore allocazione di risorse economiche (un’azienda che può prevedere in maniera accurata la domanda dei propri prodotti, ne trarrà vantaggio, il quale si riversa in parte sull’intera comunità).

Il problema principale è che la capacità di ricordare e di dimenticare hanno un ruolo fondamentale nelle scelte delle persone; permettono di agire nel presente memori del passato ma al contempo senza esserne schiavi.

Approfondimento: Funes o della memoria – approfondimento disponibile a partire dal 26 dicembre 2010.

In continuazione nel capitolo 2.


introduzione

18/12/2010
1 commento

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Se questi post vi fossero utili, ringraziate Diletta e Monica.. senza di loro non ci sarebbe stato nulla del genere.


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